(free) – di Paolo Balmas –
Il progetto della Cintura economica attraverso il continente eurasiatico ha già cominciato a trasformare parte del panorama economico, con più di trenta città europee collegate ad altrettante città cinesi, unite principalmente da treni veloci che viaggiano in entrambe le direzioni e assorbono una percentuale, seppur ancora ristretta, del commercio mondiale. Così gli investimenti, per lo più provenienti dalla Cina o comunque da iniziative multilaterali di origine cinese come l’AIIB, hanno già cominciato a produrre cambiamenti irreversibili nell’organizzazione delle relazioni fra i paesi interessati. Tuttavia, la prospettiva dei cambiamenti che si susseguiranno sulla base dei progetti pianificati ma non ancora finanziati e avviati, lascia pensare a ripercussioni profonde che vanno oltre lo sviluppo infrastrutturale e l’aumento dei traffici in territori prima esclusi dai grandi movimenti dell’economia globale. L’ascesa di alcuni paesi che modificherà sensibilmente gli schemi geostrategici che si sono consolidati negli ultimi decenni, sarà sostenuta dall’evoluzione della Cintura economica. Due casi da tenere in particolare considerazione sono la Polonia e il Kazakistan.
La Polonia, l’economia più grande dell’Europa centrorientale, possiede un ruolo di primo piano sia dal punto di vista delle rotte commerciali, in quanto i corridoi settentrionali della Cintura passano per le sue pianure, sia nella crescita e coesione dell’Unione Europea. La Polonia potrebbe assumere un ruolo determinante per la consolidazione dei rapporti fra Cina e UE, come luogo in cui i capitali delle due potenze convergono al fine di sviluppare tanto l’economia nazionale quanto la cooperazione internazionale. L’attuale Strategy for Responsible Development, più nota come Morawiecki Plan dal nome del Primo Ministro, ha come obiettivo l’investimento di circa 235 miliardi di euro entro il 2040, con più di venti grandi progetti nelle infrastrutture e nell’industria. La Polonia vuole chiaramente aumentare il proprio peso tanto nell’Unione quanto a livello mondiale e la Cintura è certamente un mezzo per raggiungere tali scopi. La metà dei finanziamenti giungerà dai fondi dell’UE, ma il principale secondo investitore potrebbe essere proprio la Cina. Ciò implica la competizione fra i finanziatori, da un lato, e fra i paesi che li ricevono dall’altro. La Polonia è al centro di tale contrasto che si svolge su due piani fra loro connessi. Il presidente della Polish Investment and Trade Agency, Krzysztof Senger, ha dichiarato che il modello d’investimento utilizzato dalla Cina in Africa e in Asia centrale non si addice alla Polonia, lasciando intendere la consapevolezza del ruolo che ha già assunto il proprio paese. Pechino, in qualsiasi caso, ha una risposta a tali esigenze nel 16+1 framework, il programma d’investimento per i paesi dell’Europa centrale e orientale. La crescita (inevitabile) della Polonia cambierà certamente lo scenario europeo.
Una condizione del tutto diversa riguarda il Kazakistan, che tuttavia ricopre un ruolo molto simile a quello della Polonia dal punto di vista commerciale, in quanto il suo ampio territorio ospita le vie ferrate di una delle direttrici più battute della Cintura economica. La peculiare condizione del Kazakistan riguarda il fatto che ha firmato una lunga serie di accordi preliminari con la Cina per lo sviluppo industriale. Uno degli obiettivi di Pechino, qui, è di cominciare un’espansione delle proprie industrie all’estero, come ha fatto l’Occidente con lei (il Kazakistan non è l’unico, né il più importante, paese che la Cina vuole colonizzare con le proprie industrie). La prospettiva per l’economia kazaka è positiva, ma per il momento i finanziamenti e l’apertura delle industrie sono rimaste per lo più sulla carta. In totale, la Cina ha firmato accordi preliminari per un totale di 27 miliardi di dollari, in settori strategici come il minerario, l’energetico, l’agroalimentare, che dovrebbero partire entro il 2022. Ciò dimostra che la Cintura economica, con tutti i suoi risvolti, avrà ripercussioni che andranno ben oltre lo sviluppo infrastrutturale, legato maggiormente a trasporti e energia. I rapporti strategici fra i paesi europei e asiatici, in particolare con la Cina, cambieranno sull’onda degli investimenti e saranno determinati dalle caratteristiche, ancora non del tutto comprensibili, assunte dall’espansione di una potenza continentale come la Cina. Sebbene nota da un punto di vista storico, se si risale a un passato lontano, ciò rappresenta una novità di fronte agli ultimi secoli di storia caratterizzati dal dominio dell’economia mondiale prima dalla Gran Bretagna poi dagli Stati Uniti, attraverso il controllo delle rotte commerciali marittime.
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– Newsletter Transatlantico N. 15-2018
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May 5, 2018
Economia, Strategia