(free) – di Andrew Spannaus –
La questione di come affrontare le attività cinesi nel Mar Cinese Meridionale sta evidenziando una spaccatura tra la Casa Bianca e i vertici militari negli Stati Uniti. Quest’ultimi, con in testa il capo del U.S. Pacific Command Ammiraglio Harry Harris, spingono un approccio più aggressivo in risposta alla costruzione di isole artificiali e all’aumento della proiezione militare della Cina nell’area.
Secondo vari articoli di stampa negli ultimi giorni, si è arrivato al punto che il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Susan Rice ha disposto il divieto per i militari di fare dichiarazioni pubbliche sulla disputa in merito alle isole, nelle settimane precedenti l’incontro privato tra i presidenti dei due paesi tenutosi la scorsa settimana a Washington. Non è la prima volta che i leader civili impartiscono direttive simili alle istituzioni militari, e in questo caso sottolinea il dilemma per gli Usa nel Mar Cinese Meridionale: da una parte si vorrebbe frenare l’espansione cinese, ma dall’altra ci sono numerose questioni delicate in ballo tra i due paesi, e l’Amministrazione preferisce evitare screzi che potrebbero danneggiare la cooperazione nei prossimi mesi.
Chi preferisce un atteggiamento aggressivo chiede l’utilizzo di voli e operazioni militari entro 12 miglia dalle isole, il limite territoriale generalmente riconosciuto per un paese sovrano. I passaggi effettuati finora da navi americane sono state giustificate con il cosiddetto diritto di passaggio innocente. In questo modo – secondo i critici – si avallano indirettamente le rivendicazioni cinesi.
Il tema più importante al momento tra gli Stati Uniti e la Cina è la Corea del Nord. Nel recente incontro i due presidenti si sono accordati sulla strada da seguire in merito al pericolo nordcoreano, attraverso le sanzioni e ulteriori pressioni sul paese. Sulla questione delle isole invece non si è trovato un punto di incontro.
– Newsletter Transatlantico N. 25-2016
April 15, 2016
Notizie, Strategia