(free) – di Andrew Spannaus –
A dicembre il famoso speculatore George Soros ha donato 6 milioni di dollari al principale comitato di azione politica (PAC) che sostiene da fuori la campagna elettorale di Hillary Clinton. Così il totale di Soros per l’anno 2015 arriva a 8 milioni di dollari dati a gruppi a favore di Clinton.
I PAC sono organismi che riescono ad evitare le regole stringenti sui contributi elettorali negli Stati Uniti. Infatti il cosiddetto “hard money”, i contributi degli individui direttamente alla campagna di un candidato, hanno un tetto di 2.700 dollari per candidato per elezione. Al partito è possibile dare di più, con limiti che vanno dai 10 mila ai 100 mila dollari, rispettivamente per il livello della contea e per quello nazionale.
Ai comitati indipendenti invece è possibile dare fondi essenzialmente illimitati, e in alcuni casi anche in forma anonima. Questi “super PAC” raccolgono milioni di dollari anche da singoli individui – miliardari come Soros o i famigerati fratelli Koch sul lato repubblicano – e riescono a fare buona parte del lavoro sporco per i candidati in termini di pubblicità negativa. A livello formale non hanno nessun legame con la campagna ufficiale, ma i dirigenti di solito sono amici o collaboratori stretti del candidato.
In passato Soros aveva aiutato Barack Obama, già quando si candidò al Senato nel 2004. Nel 2007, in preparazione per la campagna delle primarie presidenziali il miliardario di origine ungherese organizzò un incontro a New York per aiutare Obama a raccogliere grosse cifre dal mondo della finanza. Aveva scelto di puntare su un giovane talento che poteva essere aperto alle sue idee, che includono oltre ad alcuni argomenti progressisti, i principi liberisti della cosiddetta Open Society, concetto preso in prestito dal filosofo Karl Popper. Oltre ai famosi casi di guadagno speculativo, come nel 1992 contro la lira italiana, le sue organizzazioni hanno promosso il cambiamento di regime principalmente nei paesi dell’Est, nel nome della democrazia.
Nel 2012 invece Soros non sostenne Obama – nonostante la sostanziale accondiscendenza della nuova Amministrazione verso Wall Street – in quanto dopo l’arrivo alla Casa Bianca il neopresidente si rifiutò di incontrare il finanziere per parlare di “questioni economiche globali”. Una stretta collaboratrice di Hillary Clinton comunicò la stima di Soros per l’allora Segretaria di Stato, e il rammarico per aver sostenuto Obama. Secondo un messaggio e-mail rilasciato dal Dipartimento di Stato, Soros era contento “di poter sempre telefonare o incontrare [Clinton] per discutere questioni di policy, e che non si è mai incontrato con il Presidente”.
– Newsletter Transatlantico N. 9-2016
February 5, 2016
Notizie, Politica