(free) – di Andrew Spannaus –
La campagna elettorale di quest’anno ha messo i riflettori sulle difficoltà della classe media negli Stati Uniti, costringendo i media e le istituzioni politiche a riconoscere che la presunta grande ripresa economica degli ultimi anni ha in realtà lasciato fuori una grossa fetta della popolazione. Oltre agli indicatori sul reddito e sulle disuguaglianze, ci sono alcune ricerche che dimostrano il drammatico peggioramento delle condizioni socio-economiche di importanti parti della società negli ultimi anni, come risultato della mancanza di stabilità lavorativa.
E’ di due giorni fa la notizia che per la prima volta in oltre vent’anni è calata l’aspettativa di vita complessiva negli Stati Uniti, da 78,9 anni nel 2014 a 78,8 nel 2015. E’ un calo minimo, ma che va contro tutte le aspettative in un mondo in cui le tecniche mediche continuano a migliorare, creando l’attesa di una vita sempre più lunga.
La differenza rispetto al passato è dovuta ad un aumento considerevole delle cause principali di morte, per esempio le malattie cardiache e respiratorie, gli ictus e il diabete, e gli infortuni accidentali e il suicidio.
L’aumento della mortalità non è stato uguale per tutta la società però, è stata circoscritta agli uomini bianchi, alle donne bianche e agli uomini neri escludendo gli ispanici ed altri segmenti della popolazione; ed è stato registrato principalmente tra gli adulti di mezza età e anche più giovani.
Come ha spiegato il professore Jarron Saint Onge della Kansas University in un’intervista con l’Huffington Post, questo aumento dei tassi di mortalità si trova principalmente nelle comunità più povere. “Ha a che fare con il fumo, l’obesità, la mancanza di una dieta di buona qualità e di esercizio fisico, che in fondo sono le risposte alla povertà”. Sono condizioni che non quadrano con “la nostra idea di cosa significa essere in una società avanzata”.
Il fenomeno dell’aumento dei morti tra i bianchi di mezza età era stato già segnalato un anno fa in uno studio pubblicato dagli economisti Anne Case e Angus Deaton della Princeton University. Nel loro paper hanno dimostrato che tra i bianchi di età compresa tra 44 e 54 anni che non hanno fatto studi universitari, il tasso di morte è schizzato in su di oltre il 20 per cento tra il 1999 e il 2013. L’aumento è stato attribuito alle “malattia della disperazione”: gli overdose di droga, l’alcolismo e il suicidio.
L’utilizzo delle droghe oppiacee è un esempio del problema. La dipendenza dagli antidolorifici è cresciuta fortemente negli Usa negli ultimi anni, spesso iniziata da malattie che non vengono trattate in modo adeguato a causa dell’alto costo delle cure sanitarie. Dai farmaci prescritti dai medici si passa ad un ciclo negativo alimentato anche dalle difficoltà economiche.
Ci sono altre ricerche che mostrano che nelle stesse comunità della ex-classe media afflitte dalla povertà, cala anche la vita sociale, dalla presenza a riunioni della scuola e alle attività sportive, alla volontà di essere attivi nella vita politica, con un calo significativo della partecipazione al voto negli ultimi decenni.
E’ interessante notare come questi cambiamenti in negativo possano impattare i processi politici. Il politologo Charles Murray nel suo libro del 2012 “Coming Apart: The State of White America” nota che nelle comunità povere il numero di votanti nelle elezioni presidenziali è calato di oltre il 20 per cento dal 1960 al 1996, riflessioni che hanno portato Jay Ogilvy di Stratfor alla seguente conclusione:
“Questo spiega perché gran parte dei modelli [del voto nel 2016] erano sbagliati. Per decenni i residenti di Fishtown – il nome fittizio di un quartiere della “white working-class” vicino a Filadelfia – votavano poco. L’8 novembre invece abbiamo visto la vendetta di Fishtown contro i sondaggisti e i loro modelli che ignorano le loro condizioni”.
Sono parte delle riflessioni che ben sottolineano “la rivolta degli elettori” americani in queste ultime elezioni, come spiegato nel libro “Perchè vince Trump”, ora disponibile anche in formato elettronico.
– Newsletter Transatlantico N. 83-2016
December 12, 2016
Economia