Nonostante le continue richieste di una politica economica meno concentrata sui parametri monetari in Europa, e più volta alla crescita, continuano a prevalere nelle istituzioni europee le richieste di “riforme strutturali” – termine che di solito si traduce in austerità e liberalizzazioni di dubbia efficacia. Lo si vede nel caso della Grecia, e anche tra le proposte fatte per affrontare le difficoltà bancarie in Italia.
Il 5 dicembre i ministri delle Finanze europei hanno approvato alcune misure limitate per aiutare la Grecia, con l’obiettivo di limitare gli interessi sul suo debito negli anni. Tuttavia il punto centrale delle trattative, anche in merito ad eventuali nuovi prestiti da parte del Fmi, rimane la “disciplina fiscale”, cioè la condizione di mantenere un avanzo primario del 3,5% per almeno 10 anni, per ripagare il debito invece che fare investimenti all’interno del paese.
Sembra che sul livello di austerità “necessaria” ci siano delle differenze però: mentre l’Europa considera il 3,5% una cifra ragionevole, l’Fmi teme che non sia un obiettivo sostenibile. In una posizione che sfida la logica, una delle possibilità avanzate dal Fmi – stando al Wall Street Journal – sarebbe quella di attuare ancora più austerità per raggiungere l’obiettivo più velocemente.
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December 12, 2016
Economia, Notizie, Politica