(free) – di Andrew Spannaus –
In termini di politica economica l’attuale Presidente del Consiglio segue poco la tradizione italiana degli ultimi decenni; invece in tema di politica estera Matteo Renzi sta mostrando la volontà di mantenere una certa continuità con i governi del passato. Significa affermare il ruolo dell’Italia come mediatrice tra il mondo occidentale e i paesi di altre zone come il Medio Oriente, il Nord Africa, i Balcani e l’Europa dell’Est.
Così questa settimana Renzi ha tentato di posizionare l’Italia in mezzo tra i due grandi poli per quanto riguarda la crisi siriana. Mentre i francesi hanno cominciato a bombardare, a seguito delle mosse russe nel paese, il Presidente del Consiglio ha dichiarato a New York che l’Italia non ha alcuna intenzione di partecipare alle operazioni militari offensive e che cercherà invece di dare il proprio contributo al riavvicinamento tra gli Stati Uniti e la Russia, per favorire il processo diplomatico.
Questa forma di equidistanza potrebbe non piacere ai fautori di una politica estera più aggressiva, ma si colloca fermamente nella tradizione italiana di non assecondare attivamente gli interventi diretti di paesi come Gran Bretagna e Francia – coloro che per esempio hanno preparato l’intervento in Libia, per poi portarsi dietro gli Usa. Renzi ha infatti criticato apertamente quel intervento, i cui effetti si pagano pesantemente oggi.
Gli interessi in ballo sono duplici: da una parte i rapporti economici che si vorrebbero mantenere, dall’altra l’importanza per un paese sulla periferia d’Europa di mantenere relazioni positive per evitare l’allargarsi di aree di destabilizzazione. Non sorprende che Renzi deve tenere in conto le pressioni dell’establishment del paese su questo punto.
A marzo di questo anno il Presidente del Consiglio è volato a Mosca, minando il tentativo di tenere isolata la Russia di Vladimir Putin a causa dello scontro in Ucraina. Poco dopo Victoria Nuland – Vicesegretario di Stato Usa che organizzò il cambio di governo a Kiev – è venuta a Roma di persona per esprimere il suo disappunto al Governo italiano. Ora quello stesso Governo ha preso al balzo l’occasione offerta dai rinnovati contatti Usa-Russia per riaffermare l’importanza delle iniziative diplomatiche e il ruolo “fondamentale” del secondo “soprattutto nel Medio Oriente e nel Mediterraneo”.
Dunque se a livello di politica economica Renzi mira a tenersi buoni gli interessi internazionali, con riforme e liberalizzazioni che fanno gola ai mercati finanziari, in termini strategici rischia un po’ di più, riflettendo gli interessi politici ed economici del paese. Di esempi storici di questo orientamento ce ne sono molti, a partire da Enrico Mattei. Più di recente, anche Silvio Berlusconi si fece odiare in certi ambienti politici dei paesi Nato, con la sua insistenza sul rapporto con Putin; il Governo attuale sembra muoversi in questa direzione.
Le conseguenze politiche di questa decisione – per l’Italia e per Renzi stesso – dipenderanno anche dal successo o meno della svolta verso la diplomazia nei confronti della Russia nelle prossime settimane.
– Newsletter Transatlantico N. 72-2015
October 2, 2015
Notizie, Strategia