(free) – di Andrew Spannaus –
Il raggiungimento dell’accordo con l’Iran ha causato uno screzio significativo tra i governi di Israele e degli Stati Uniti, con parole forti che hanno portato al punto più basso nelle relazioni tra i due paesi degli ultimi anni. L’opposizione ferma di Benjamin Netanyahu all’apertura verso la Repubblica islamica non ha avuto gli effetti sperati, portando invece ad uno scontro aperto con Barack Obama e anche alla riduzione del peso dei gruppi influenti dentro gli Usa come l’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee).
Un risultato importante però sembra sia stato raggiunto: l’aumento significativo delle forniture militari ad Israele, che già garantiscono al paese una superiorità schiacciante nella regione. Attualmente gli aiuti militari dagli Stati Uniti ammontano a circa 3 miliardi di dollari annui, in base ad un accordo varato nel 2007, che scadrà nel 2017. La nuova richiesta di Israele è di aumentare questa cifra a 5 miliardi annui, per i prossimi 10 anni.
Pochi giorni fa in un incontro bilaterale tra il Segretario della Difesa Usa Ashton Carter e il Ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon il primo ha fatto – tra l’altro – le seguenti promesse per i prossimi anni:
– sostegno continuo per il sistema Cupola di Ferro, contro i razzi a breve gittata;
– sostegno per il sistema David’s Sling, contro i missili a medio e lungo raggio;
– sostegno per il sistema anti-balistico Freccia, sviluppato insieme alla Boeing;
– la fornitura di 7 caccia F-35;
– la fornitura di nuovi V-22 Osprey, l’aereo/elicottero in grado di raggiungere e colpire l’Iran;
– una nuova squadriglia di caccia F-15.
Ironicamente la richiesta di aumento di questi aiuti già consistenti si basa sull’asserita necessità di contrastare le minacce che secondo Israele risulteranno “dall’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano”. Dunque mentre si afferma di aver tolto la possibilità all’Iran di sviluppare la bomba nucleare e di aver evitato una nuova guerra, si forniscono ulteriori armamenti ad Israele nell’ottica di un potenziale scontro con lo stesso paese.
Obama e Netanyahu si sono incontrati alla Casa Bianca il 9 novembre, il primo faccia a faccia tra i due dalla firma dell’intesa con l’Iran. Per Netanyahu il viaggio negli Usa è importante per dimostrare che è ancora in grado di garantirsi l’appoggio americano nonostante i recenti fallimenti. Per questo oltre ai tradizionali incontri con gruppi politici conservatori, il Primo Ministro parlerà anche ad un think tank democratico, il Center for American Progress. Netanyahu intende rilanciare il corteggiamento della sinistra, sulla scia delle parole calorose scritte da Hillary Clinton pochi giorni fa sul giornale ebraico-americano The Forward. La candidata alle presidenziali del 2016 ha promesso di “riaffermare il legame infrangibile con Israele – e con Benjamin Netanyahu”.
– Newsletter Transatlantico N. 81-2015
November 11, 2015
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