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Disoccupazione e politica monetaria

October 8, 2015

Economia

– di Andrew Spannaus –

(foto: Monumento ai disoccupati della Grande Depressione – FDR Memorial, Washington)

Nell’anno 2014 l’economia americana ha creato una media di 260 mila nuovi posti di lavoro al mese, secondo le statistiche prodotte dalla Bureau of Labor Statistics. Lo scorso venerdì è uscito il dato per il mese di settembre, indicando soltanto 142 mila nuovi posti nel mese, portando la media per il 2015 sotto la soglia di 200 mila. Insieme ad una serie di revisioni al ribasso dei numeri per i mesi precedenti, il dato per settembre ha dato nuova linfa alle preoccupazioni in merito alla ripresa economica negli Usa, che appare meno forte di quanto è stata presentata dal mondo politico e dai media.

Il tasso di disoccupazione ufficiale rimane al 5,1%, decisamente basso se paragonato alla situazione in Europa, e vicino a quello che molti economisti considerano il livello del “pieno impiego”. Eppure ci sono ancora decine di milioni di persone che dopo lo scoppio della crisi del 2008 non hanno più trovato un posto di lavoro. E’ noto infatti che il metodo di calcolo della disoccupazione non riflette appieno la realtà dell’economia, in quanto non considera coloro che hanno smesso di cercare attivamente il lavoro in quanto scoraggiati, oppure i lavoratori part-time che non riescono a lavorare quanto vorrebbero. Se si ricalcola la disoccupazione considerando questi altri fattori il tasso “vero” diventa circa il doppio, cioè intorno al 10%.

In termini pratici significa che ad oggi mancano 2,6 milioni di posti di lavoro, secondo un’analisi dell’Economic Policy Institute. Questo sarebbe il deficit rispetto al livello necessario per tenere il passo con l’aumento della forza lavoro dovuta alla crescita della popolazione.

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