– di Paolo Balmas – Lo scorso 17 ottobre la marina svedese ha intercettato un segnale criptato che ha rivelato la presenza di un sottomarino nelle acque a largo di Stoccolma. Da allora un dispiegamento di forze ha cominciato a setacciare il mare. I media di ogni Paese si sono sbizzarriti lanciando titoli e notizie che rievocano per l’ennesima volta lo spettro della Guerra fredda, dando per scontato che il segnale provenisse da un sottomarino russo. Mosca ha chiaramente smentito e ha tentato di scaricare la pratica all’Olanda, che in quei mari era presente per una esercitazione circa una settimana prima.
L’unica evidenza di attività militari russe, ma non in acque svedesi, in acque internazionali poco distanti, l’avrebbe svelata il Finnish Environment Institute. Una nave finlandese dell’Istituto, infatti, durante il giro di routine per i prelievi nelle acque internazionali del Baltico, ha incrociato una nave russa che chiedeva di cambiare rotta ai finlandesi. Il fatto è avvenuto diverse volte fra agosto e settembre. Una volta la nave finlandese, non disposta a eseguire la richiesta, avrebbe proseguito per la propria rotta e al secondo richiamo da parte russa si sarebbe avvicinata alle imbarcazioni di Mosca e constatato che fosse presente un sottomarino. Una rivelazione che risale a pochi giorni prima dell’intercettazione del messaggio criptato da parte svedese.
Insomma, pare sia chiaro che in acque internazionali la marina militare russa svolga le proprie esercitazioni. Ma di attività di spionaggio a pochi chilometri dalla capitale svedese non vi è ancora prova.
Tuttavia, la tensione nel Baltico è in crescita, non solo per questo episodio. La notizia secondo cui un ufficiale dell’esercito polacco insieme a un complice civile, sono stati arrestati in servizio con l’accusa di spionaggio e tradimento, è del 15 ottobre. Anche in questo caso si vocifera, senza conferme ufficiali, che le informazioni riservate erano dirette a Mosca. Inoltre, nelle repubbliche di Estonia e Lettonia, le cui popolazioni sono circa per il 25% di etnia russa, si avverte l’ombra della crisi ucraina e del contrasto crescente fra la Nato e la Federazione russa.
Si comprende maggiormente la portata degli eventi se si considera la recente affermazione del primo ministro norvegese, Erna Solberg, secondo cui gli F-16 di Oslo sono rimasti a casa e non si sono uniti alla coalizione internazionale contro l’Isis, proprio a causa delle attività militari russe nel Nord. La preoccupazione è rivolta anche alla regione artica dove la Norvegia condivide il confine settentrionale fra Nato e Federazione russa. Mosca ha dichiarato più volte che avrebbe concentrato importanti sforzi nel 2014 al fine di intensificare la propria presenza militare nell’Artico. Degli stessi giorni, la notizia di un’importante scoperta nel Mare di Barents da parte di un’equipe svedese della Lundin Petroleum: un giacimento di petrolio e di gas di vaste proporzioni in acque territoriali norvegesi.
October 28, 2014
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