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USA: finisce lo shutdown ma continua l’austerità

October 19, 2013

Economia

Questa riflessione sulle battaglie politiche intorno alla spesa pubblica statunitense tratta i seguenti argomenti:
– la fine del ricatto dei repubblicani
– le conseguenze per le elezioni mid-term del 2014
– il Tea Party e la rabbia contro i salvataggi bancari
– il consolidamento dell’austerità attraverso il sequester
– le prospettive future
 
[…]

Il sequester è ora in atto, e sta provocando danni enormi soprattutto ai settori più vulnerabili della popolazione USA. Numerosi programmi di assistenza sociale, fondi per l’istruzione e per la ricerca medica e scientifica sono stati tagliati. Per gli ideologi della riduzione dello stato, questo è pur sempre positivo. Infatti Grover Norquist, attivista molto influente che da anni porta avanti una crociata contro ogni tipo di tassa, considera il sequester una grande vittoria.

Così si spiega anche l’atteggiamento dell’ala più dura del partito repubblicano rispetto alla “sconfitta” sullo shutdown e il tetto del debito: l’accordo non prevede cambiamenti significativi alla riforma sanitaria né nuovi tagli al bilancio, ma i livelli di spesa rimangono quelli del sequester. Per i fautori dell’austerità significa che una vittoria temporanea di alcuni mesi fa ora è stata consolidata.

A gennaio dovrebbe entrare in vigore la seconda fase dei tagli, con nuove riduzioni dei contributi governativi per i servizi all’infanzia, gli aiuti per il riscaldamento delle case dei poveri, e i fondi per l’Istituto Nazionale della Sanità, per esempio. I tagli alla difesa saranno molto forti, raddoppiando i loro effetti nel 2014 e poi triplicando nel 2015.

 

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