(free) – di Paolo Balmas –
Lo scorso 17 febbraio 2015, il presidente russo Vladimir Putin si è recato in Ungheria. L’incontro con il primo ministro Viktor Orban si è svolto all’insegna della questione energetica. Quest’anno infatti, scade il contratto per la fornitura di gas naturale che Gazprom porta nel paese dell’Unione Europea e si rende necessaria una revisione dei rapporti per stenderne uno nuovo.
Sullo sfondo si snoda anche lo sviluppo del progetto Turkish Stream cha ha sostituito South Stream da pochi mesi. Ai primi di febbraio 2015 risale la dichiarazione di Kostantin Simonov, direttore della National Energy Security Foundation russa, secondo cui la costruzione del nuovo gasdotto può cominciare entro circa nove mesi.
Il progetto prevede che dalla Turchia, il gasdotto attraversi la Bulgaria e la Romania per giungere fino in Slovacchia. Bisogna decidere quale sia l’ultimo passaggio, attraverso l’Ucraina o l’Ungheria.
La visita di Putin, tuttavia, ha avuto anche un valore politico molto chiaro. Ha dimostrato infatti di avere ancora la possibilità di stringere rapporti amichevoli con un paese dell’Unione. Non sono mancate le proteste da parte di manifestanti per le strade di Budapest. Una parte della società ungherese è fermamente convinta che il proprio futuro sia a Occidente.
February 20, 2015
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