(free) – di Paolo Balmas –
Le elezioni della Camera dei Rappresentanti dello scorso 14 dicembre 2014 si sono concluse con una notevole vittoria del Partito liberaldemocratico di Shinzo Abe, come era stato predetto. Il Giappone ha confermato la fiducia nell’Abenomics, la politica economica che prende il nome dal Primo Ministro, che già nei primi due anni passati dalla nomina avrebbe dovuto cominciare a proiettare il Sol Levante verso una nuova crescita, seppur modesta.
Le ultime mosse di Abe prima delle elezioni, ovvero il rinvio di un ulteriore aumento delle tasse e un nuovo forte impulso alla politica monetaria, sono state il segno di una parziale sconfitta delle Tre Frecce (i tre punti su cui si fonda l’Abenomics). La decrescita segnalata nel terzo e nel quarto trimestre del 2014 ne è stata la prova.
Quindi, la strategia per generare un’inflazione costante non ha funzionato. Tuttavia, la terza freccia non è ancora stata mai lanciata. Era quella che si riferiva alle riforme sociali necessarie a incrementare la forza-lavoro, che in Giappone si sta drammaticamente indebolendo.
Alcuni segni sono stati dati per confermare la volontà di scoccare anche questa freccia, ad esempio quando Abe ha riformato il governo facendo entrare altre donne nella propria squadra. Infatti, uno dei mezzi per rinvigorire la forza-lavoro è proprio rivolgersi al potenziale femminile ancora sottovalutato in Giappone. Ma l’atteggiamento mentale giapponese, fortemente gerarchizzato e con una suddivisione tradizionale precisa delle funzioni e dei compiti dei costituenti la società, pare restia a un cambiamento veloce in tal senso. E allo stesso modo, solo un lungo tempo di preparazione potrebbe consentire di aprire le frontiere all’immigrazione come fonte di forza-lavoro.
Il problema che non può più essere ignorato però è il veloce invecchiamento della popolazione. Ad esempio, tale fenomeno non rappresenta solo un impoverimento della forza-lavoro in sé, ma segna anche il bisogno di un elevato numero di infermieri o infermiere che assistano gli anziani. Da un punto di vista Occidentale, si pensi all’Italia in particolare, non è un problema risolvibile senza l’apertura delle frontiere al capitale umano.
La fase post-elettorale dell’Abenomics sarà inaugurata nel 2015. Per quanto le prime due frecce non potranno subire grandi variazioni, la terza costituirà un dibattito aperto e complicato per il governo Abe. In qualsiasi caso, non sembra esserci spazio, né tempo per cambiamenti radicali, casomai per l’avvio di riforme strutturali diluite nel tempo. Ciò significa che anche la desiderata inflazione e la conseguente crescita saranno comunque lente a manifestarsi.
Comunque, non si possono negare gli importanti cambiamenti che Abe è riuscito a effettuare: si pensi alla ripresa delle attività industriali-militari e alle attività all’estero, in Australia, in India, nelle Filippine, in Turchia, eccetera. Anche in questo ambito, però, l’ombra del Trans Pacific Partnership e in generale l’apertura delle dogane a prodotti che ora non si possono importare, quanto le politiche volte all’aumento delle esportazioni (settore agricolo in particolare), rappresentano motivi di scontro con varie resistenze sia in ambito politico che commerciale, che dovranno essere affrontate durante la seconda fase dell’Abenomics.
December 19, 2014
Economia