Mentre crescono i dubbi sulla capacità dell’Ucraina di continuare a combattere contro la Russia, soprattutto a causa della disponibilità di uomini, diversi commentatori occidentali sono convinti che sia ormai necessario pensare a come porre fine al conflitto attraverso dei negoziati. Per mesi si è svolta una discussione importante sulle pagine della prestigiosa rivista Foreign Affairs; recentemente si è aggiunto un nuovo appello da parte di due voci importanti, Richard Haas e Charles Kupchan, che indicano la strada verso un cambiamento di approccio. Va ricordato che Haas e Kupchan sono stati coinvolti nelle discussioni segrete con i russi nella prima metà di quest’anno, discussioni informali ma sostenute e coordinate dietro le quinte dalla Casa Bianca, che, nonostante la postura pubblica di forte sostegno per Kiev, sa di dover cercare una via d’uscita. Questa realtà è riconosciuta anche dagli avversari di Biden, che si lamentano della volontà dell’amministrazione americana di costringere l’Ucraina a negoziare la pace nel 2024.
Nel loro ultimo intervento, Haas e Kupchan consigliano agli ucraini di cambiare la strategia e iniziare a costruire difese fortificate lungo il fronte attuale. In questo modo, saranno i russi a subire pesanti perdite se dovessero decidere di attaccare, al contrario di quanto accaduto negli ultimi mesi. È evidente che un cambiamento di questo genere anticiperebbe la possibilità di una stabilizzazione del conflitto lungo le linee attuali, prospettiva che, anche se pochi la vogliono ammettere apertamente, rappresenterebbe sostanzialmente una vittoria per l’Ucraina.
Si consideri la situazione sul terreno: se i combattimenti venissero fermati oggi, più dell’80 per cento del paese sarebbe sotto il controllo di Kiev, distante fisicamente e anche in termini di opinione pubblica dalla Russia. Questo sarebbe un risultato difficile da immaginare nelle settimane successive all’invasione avvenuta nel febbraio 2022. Pur senza entrare nella NATO, una condizione su cui i russi insistono, l’Ucraina sarebbe fortemente legata all’Occidente e potrebbe ottenere garanzie di sostegno massiccio in caso di un’ulteriore incursione russa. Inoltre, si potrebbe vedere la continuazione del processo di adesione del paese all’Unione europea.
Di contro, ciò implicherebbe l’abbandono dell’idea di recuperare tutto il territorio controllato prima del 2014. Tuttavia, questa idea è poco realistica, sia a causa della percezione di Mosca che considera cruciale la difesa della Crimea e delle regioni filo-russe a tutti i costi, sia per motivi più immediati come il fallimento della controffensiva e la possibilità che la superiorità russa – sia in termini numerici che di produzione bellica al momento – possa tradursi in ulteriori perdite territoriali per gli ucraini nel prossimo futuro. L’ultimo elemento da considerare riguarda una dimensione più ampia. Come sottolineato da Anatol Lieven del Quincy Institute for Responsible Statecraft, l’amministrazione USA sta affrontando un crescente problema di credibilità presso i paesi del “Sud globale” a causa del forte sostegno pubblico mostrato per Israele. È vero che dietro le quinte Biden e il suo governo stanno esercitando pressioni su Netanyahu affinché limiti gli attacchi che causano vittime civili, ma molti ritengono che gli Stati Uniti siano in gran parte responsabili della tragedia di Gaza. Lieven suggerisce che Biden potrebbe incoraggiare attori di grande rilevanza come l’India e il Brasile a chiedere con forza un congelamento del conflitto in Ucraina, presentando l’iniziativa come una risposta alle loro richieste, contribuendo così a mitigare l’impatto disastroso sull’immagine degli Stati Uniti dovuto alla guerra a Gaza.
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December 2, 2023
Notizie, Strategia