– di Paolo Balmas –
Il governo cinese ha annunciato che il 2023 sarà l’anno della ripresa economica dopo gli ultimi anni passati a combattere il Covid. In particolare, le restrizioni imposte in molte zone della Cina con le politiche dello zero-Covid hanno ridotto drasticamente le prestazioni economiche. Almeno per gli standard cinesi. Nessuna provincia cinese ha raggiunto il suo obiettivo di crescita a fine 2022. Ad esempio, il Guangdong, una delle province chiave nell’attività economica cinese, specialmente per il suo contributo all’export nazionale ma non solo, ha registrato una crescita del solo 1,9% nel 2022, malgrado ne avesse prevista una di oltre il 5%. Si è trattato della crescita più bassa registrata dal 1978 e ciò lascia capire quanto l’economia cinese abbia sofferto e stia ancora soffrendo. Ma non si tratta certo solo delle restrizioni imposte dalle politiche dello zero-Covid.
Il Covid si è abbattuto sulla Cina e si è accavallato agli attacchi lanciati dalla presidenza Trump a partire dal 2017 e incrementati dall’attuale presidenza Biden. A ciò si è aggiunta la guerra in Ucraina e una lunga serie di crisi economiche e sociali in altri paesi in cui la Cina ha investito negli ultimi anni e ha in corso grandi progetti infrastrutturali, come il Pakistan e lo Sri Lanka. Dalla guerra commerciale con le sue prime misure su materiali fondamentali come l’alluminio nel 2017-2018 e restrizioni imposte a imprese specifiche come Huawei e ZTE, si è passati ad attacchi ancora più mirati, con un respiro strategico più ampio. È stata infatti la volta delle restrizioni sugli acquisti e investimenti cinesi in ambito delle tecnologie per produrre i microchip più avanzati, la cui produzione di concentra sull’isola di Taiwan.
Tutto ciò è avvenuto in un momento critico della storia economica cinese, cioè quando la dirigenza politica si è resa conto che i grandi vantaggi di cui ha goduto negli ultimi cinquanta anni per attrarre investimenti e tecnologia dall’estero non possono più essere sfruttati come prima. La società cinese si è trasformata, la manodopera costa di più e il mercato interno è pronto a consumi molto più ampi di prima, fino al punto che le industrie sia cinesi che straniere che hanno la loro base nella regione costiera cinese, sono più interessate a vendere verso l’interno che verso l’esterno. Ciò provoca una lunga serie di scompensi nell’ordine della globalizzazione come la conosciamo. Un effetto accentuato dal fatto che paesi come gli Stati Uniti e altri in occidente hanno bisogno di riportare almeno una parte della produzione delocalizzata per sostenere il futuro delle proprie economie e della società con una classe media sofferente.
La provincia del Guangdong è la prima a dichiarare ufficialmente che un cambiamento profondo del modello di sviluppo deve essere effettuato nell’immediato. Un cambiamento annunciato di recente, insieme alle proiezioni di crescita per il 2023, impostate al 5,5%, come del resto hanno fatto tutti i governi provinciali cinesi (le proiezioni di crescita oscillano fra il 5 e il 6,5%). È stato annunciato un ampio sostegno alle economie locali per assicurare i consumi delle famiglie, aiutare il settore delle costruzioni (uno dei più importanti nel miracolo cinese degli ultimi 40 anni), investire in infrastrutture pubbliche. L’obiettivo è di aumentare i consumi interni, mantenere il mercato delle esportazioni e attrarre investimenti esteri. Un progetto che richiama le linee guida centrali, del governo di Xi Jinping, che punta a uno sviluppo qualitativo della produzione cinese. Uno sviluppo che richiederà fra l’altro un immenso sforzo finanziario per ottenere risultati veloci in settori strategici come quello dei microchip. La provincia del Guandong ha fissato anche gli obiettivi di crescita per le sue città, con Guangzhou (Canton) con una proiezione al 6% per il 2023. Nella provincia si punta specialmente al progetto della Great Bay Area, che si svolge all’insegna di uno sviluppo coordinato fra Hong Kong, Macao e Guangzhou, in una serie di settori chiave come quello finanziario, l’export, il turistico, eccetera. Gli effetti della riapertura dopo lo zero-Covid si scorgono già in piccoli fatti, come ad esempio la corsa al gioco d’azzardo a Macao (la Las Vegas cinese), dove gli incassi sono aumentati del 82% in pochi giorni. Ma le dinamiche internazionali sembrano essere ancora avverse all’economia cinese che intanto vuole riabilitare la propria reputazione per aumentare gli investimenti esteri tanto nell’economia reale che attraverso prodotti finanziari di recente quotati negli indici occidentali.
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February 3, 2023
Economia