– di Paolo Balmas –
Mentre i toni della trattativa fra Washington e Pechino per riorganizzare la loro bilancia commerciale procedono fra leve e toni minacciosi, accompagnati sullo sfondo dalle manovre militari nel Mar cinese meridionale e da posizioni prese su delicate questioni internazionali come le crisi iraniana e nordcoreana, le imprese delle due superpotenze continuano a fare affari. L’esempio più recente riguarda la statunitense Aecom, specializzata in infrastrutture, che si è unita a una controllata (la Sunvision Holdings) del gruppo cinese Fosun per partecipare alla realizzazione dei progetti nell’ambito del Transit Oriented Development, un programma per raddoppiare (fino a 45.000 km entro il 2030) la rete ferroviaria ad alta velocità e ampliare le reti urbane sotterranee e di superficie in varie città cinesi. Malgrado le due economie continuino a integrarsi, come hanno fatto negli ultimi decenni, si teme che le minacce dell’amministrazione Trump e le risposte del governo Xi, possano degenerare in una guerra economica, con ripercussioni sull’economia mondiale. Tuttavia, i nuovi dazi e le minacce non sembrano, almeno per il momento, poter essere interpretati come una guerra economica. Piuttosto siamo di fronte a una trattativa, che del resto il presidente Trump aveva da tempo annunciato.
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June 4, 2018
Economia, Politica