La Banca Centrale Europea (BCE) continua sulla strada tracciata da quella americana, la Federal Reserve, in questi anni: non solo tassi vicini allo zero (o in alcuni casi negativi) e infusioni di liquidità a breve termine, ma ora l’acquisto di titoli dalle banche con l’intenzione di fornire ulteriori fondi alle stesse. Si tratta degli ABS (Asset-Backed Securities) cioè pacchetti di mutui e prestiti detenuti dagli istituti di credito, i cui rischi ora saranno assunti dalla Banca Centrale.
I numerosissimi esperti in Italia e altrove che insistono che il problema dell’Europa è che la BCE si deve comportare come la Fed americana sono stati accontentati; peccato però che questo ulteriore passo, come quelli precedenti, servirà solo a garantire i profitti del settore finanziario e non a rilanciare l’economia reale.
Infatti la realtà è che i soldi facili delle banche centrali degli ultimi anni non hanno aumentato l’attività economica produttiva. La BCE ha progressivamente potenziato i suoi “sforzi” ma come vediamo dal grafico presentato sotto, non si sono visti effetti in termini dei prestiti bancari alle imprese. Qui si indica il tasso di crescita – negativo quando sotto lo zero – del credito bancario alle imprese in Italia e nell’Ue negli ultimi tre anni.
fonte: Prometeia
Dunque mentre la BCE ha offerto fondi attraverso le LTRO, l’acquisto di titoli di stato e con vari altri meccanismi più o meno conosciuti, l’economia ha continuato a soffrire a causa del tracollo del mercato interno e delle misure restrittive sulle finanze pubbliche e private. Da una parte le autorità sovranazionali offrono migliaia di miliardi alle banche, ma dall’altra invocano sempre di più riforme che si basano sul concetto di efficienza di mercato (che tende a preferire il guadagno a breve termine), e non di interventi mirati per provocare la crescita; quelli basilari sarebbero la separazione tra le banche ordinarie e quelle speculative e il credito agevolato per i settori produttivi.
I passi della BCE vengono giustificati dai numeri che provengono dall’economia americana, che dovrebbero indicare una grande ripresa in atto. Come abbiamo scritto altre volte però, spesso quei numeri forniscono un quadro falsato, in quanto i nuovi posti di lavoro creati tendono ad essere a salario basso e a precarietà alta – sicuramente “efficienti” per chi mira a estrarre più profitti possibili, ma non sufficienti per migliorare la qualità della vita del lavoratore americano medio.
Per esempio la disoccupazione è scesa in termini percentuali, ma anche la partecipazione alla forza lavoro (la linea rossa nel prossimo grafico) continua a scendere, rendendo le statistiche molto più belle della situazione effettiva.
Questa situazione di stallo non sfugge al popolo americano, che principalmente a causa della mancanza di una risposta efficace ai problemi economici perde sempre di più la fiducia nelle istituzioni elettive: per esempio solo il 13% della popolazione approva l’operato del Congresso – un tasso vicino al minimo storico del 9% registrato lo scorso novembre.
September 5, 2014
Economia, Notizie