Andrew Spannaus da Washington, D.C. –
Negli Stati Uniti infervora il dibattito su cosa occorre/occorreva fare per bloccare l’avanzata dello Stato Islamico (Is) in Iraq e oltre. I conservatori affermano che fosse necessario agire prima e con più decisione per garantire la “stabilità” dell’Iraq. La Casa Bianca ha dato il via libera ai nuovi bombardamenti la scorsa settimana, ma ripete incessantemente che non ci sarà alcuna escalation e che gli Usa non si faranno coinvolgere maggiormente in Iraq, sapendo che la popolazione non accetterebbe un nuovo dispiegamento di truppe e grandi spese pochi anni dopo la fine ufficiale della guerra diventata il simbolo dell’Amministrazione Bush/Cheney.
Le pressioni sul Presidente Obama per adottare una strategia militare più ampia per la regione provengono da più parti, ma per ora la discussione prosegue a colpo di dichiarazioni pubbliche e di conversazioni riservate tra la Casa Bianca e altri responsabili politici, e non nel luogo prescritto dalla Costituzione per le decisioni sugli atti di Guerra: il Congresso.
E’ una situazione ironica, perché fino a pochi giorni fa i repubblicani non perdevano occasione di criticare il presidente per aver adottato il metodo delle azioni esecutive – l’emissione di decreti e regolamenti statali, che non richiedono l’approvazione del Congresso – accusandolo di ignorare la Costituzione e di comportarsi come una sorta di dittatore. Oggi invece, di fronte all’avanzata dello Is, i leader repubblicani al Congresso hanno perfino incoraggiato Obama ad agire da solo, senza aspettare una mozione di sostegno da parte della Camera e del Senato.
Si potrebbe cercare di giustificare questa dissonanza indicando l’urgenza della situazione contingente e la sostanziale coesione dell’establishment americano sui temi di politica estera. Riflette però un problema crescente negli ultimi decenni che porta ad una concentrazione del potere di fare la guerra in un ramo solo del governo – quello esecutivo – in barba alle intenzioni dei padri fondatori esplicitate nella Costituzione. All’articolo 1, comma 8 la Carta dà al Congresso il potere di dichiarare la guerra e di istituire e mantenere l’esercito e la marina. Il presidente è il comandante in capo delle forze armate, ma i fondatori vollero segnare un cambiamento importante rispetto alle monarchie europee quando decisero di dare alla legislatura il potere esclusivo di decidere se e quando entrare in guerra.
Ormai questo divieto viene in sostanza aggirato, da molto prima dell’arrivo alla Casa Bianca di Barack Obama. Ci sono numerosi casi di presidenti che hanno voluto procedere senza aspettare una dichiarazione di guerra da parte del Congresso – spesso portando a polemiche o minacce di impeachment – ma è soprattutto negli ultimi decenni che gli occupanti della Casa Bianca hanno ricorso ad azioni militari limitate e dunque presentate come al di sotto del livello di guerre vere e proprie, e anche operazioni coperte senza alcuna vigilanza effettiva da parte del ramo legislativo.
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August 14, 2014
Politica