Ieri il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto la verità sui “salvataggi” dei paesi europei in crisi negli ultimi anni. Nel suo discorso all’inaugurazione della nuova Autostrada Brebemi Renzi ha parlato – senza fare nomi, ma con riferimenti molto evidenti – di come gli aiuti finanziari dati alla Grecia e ad altri paesi sono in realtà serviti a salvare le banche di Francia e Germania. Ottenendo dei grandi applausi il premier ha detto che non ci possono raccontare che gli aiuti sono andati a favore dei paesi in difficoltà; piuttosto c’era bisogno di coprire le perdite di “certe banche” in “certi paesi”.
Con queste parole chiare sulla vera natura dei salvataggi bancari Renzi evidentemente cerca di rafforzare la posizione italiana in Europa, cominciando a porre fine all’immagine dell’Italia ultima della classe che ha avuto bisogno di essere “salvata” dai paesi più seri; in realtà quei paesi hanno sfruttato le strutture pubbliche per aiutare se stessi.
I relativi passaggi del discorso sono stati trasmessi da Radio24 e anche commentati positivamente da Sebastiano Barisoni, ma incredibilmente pare che queste parole non siano state riportate da nessuno dei giornali o agenzie stampa. Su Internet non se ne trova traccia!
Una congiura del silenzio? Purtroppo è prassi comune che i media dettano le notizie come vogliono loro, spesso a prescindere dalle azioni e dalle dichiarazioni più significative che sono realmente avvenute.
Sono state riportate invece – seppur da pochi – le parole di Renzi sulle prossime iniziative della BCE per fornire liquidità alle banche.
“A settembre arriveranno 300 miliardi di euro che dalla Bce vengono messi a disposizione delle banche. Questa è la partita chiave per le nostre imprese. per il nostro mondo imprenditoriale e di conseguenza per l’occupazione. O siamo in grado di garantire che questi denari siano davvero al servizio dell’economia o non usciremo mai dalla crisi”.
Dopo i tassi negativi sui depositi delle banche presso la BCE, e l’acquisto delle cartolarizzazioni, arriva un nuovo tentativo di aumentare il credito verso l’economia, questa volta con dei fondi (LTRO) in teoria più mirati che in passato: le banche potranno ricevere un ammontare del 7% dei loro prestiti esisitenti al settore privato non-finanziario, con un termine di rimborso più breve per chi non aumenta il credito alle imprese entro l’aprile del 2016.
Le previsioni sugli effetti di queste decisioni da parte della BCE rimangono piuttosto modeste: l’associazione Prometeia di Bologna prevede un miglioramento del 0,06% del Pil grazie alle misure monetarie della banca centrale. Meglio di niente si potrebbe dire, ma considerando che le previsioni di tutti per l’economia italiana quest’anno (come negli anni passati) vengono riviste costantemente al ribasso – ormai siamo allo zero per il 2014, e non saremmo sorpresi se il dato finale fosse anche sotto – si comincia a capire che si tratta di una goccia nel mare, non perché serve più liquidità attraverso il quantitative easing o altre misure simili, ma perché l’economia rimane schiacciata dal peso di un sistema che scoraggia l’investimento nelle attività produttive. Le misure strutturali serie, come la separazione tra le banche commerciali e le banche d’affari e un forte stimolo di investimenti pubblici produttivi, rimangono non gradite nel contesto del sistema finanziario attuale.
Renzi censurato quando attacca i salvataggi bancari
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Con queste parole chiare sulla vera natura dei salvataggi bancari Renzi evidentemente cerca di rafforzare la posizione italiana in Europa, cominciando a porre fine all’immagine dell’Italia ultima della classe che ha avuto bisogno di essere “salvata†dai paesi più seri; in realtà quei paesi hanno sfruttato le strutture pubbliche per aiutare se stessi.
I relativi passaggi del discorso sono stati trasmessi da Radio24 e anche commentati positivamente da Sebastiano Barisoni, ma incredibilmente pare che queste parole non siano state riportate da nessuno dei giornali o agenzie stampa. Su Internet non se ne trova traccia!
Una congiura del silenzio? Purtroppo è prassi comune che i media dettano le notizie come vogliono loro, spesso a prescindere dalle azioni e dalle dichiarazioni più significative che sono realmente avvenute.»
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