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Terremoto politico in Virginia

June 20, 2014

Notizie, Politica

Il capogruppo repubblicano alla Camera dei Rappresentanti Usa Eric Cantor è stato sconfitto nelle primarie del partito per le elezioni di medio termine la scorsa settimana da un professore di economia senza esperienza politica e sconosciuto al di fuori del distretto elettorale, David Brat. Cantor, che dal 2000 era stato rieletto senza problemi ogni due anni nel suo distretto decisamente pro-repubblicano (nel 2012 gli elettori hanno preferito Romney ad Obama 57-42) ha perso di oltre 10 punti percentuali, nonostante il lustro della sua carica di numero 2 alla Camera dietro lo Speaker John Boehner – con aspirazioni di sostituire Boehner stesso a breve – e il suo ruolo come uno dei principali rappresentanti dell’èlite repubblicana.
Cosa è successo? Le prime reazioni nel mondo politico si sono focalizzate sul fatto che Cantor dedicava poche attenzioni agli elettori, preferendo occuparsi di temi nazionali e passando il tempo con i lobbisti delle grandi corporations; così un libertario con l’appoggio del Tea Party ha potuto attaccarlo come parte dell’establishment e mobilitare l’elettorato locale. E’ notevole che Brat abbia vinto nonostante abbia speso nemmeno il 5% di quanto ha investito Cantor.
L’aspetto più interessante della vittoria è stato indicato dal giornalista Ryan Lizza sulla rivista New Yorker pochi giorni dopo il voto: Lizza ha raccontato come Brat rappresenti i conservatori populisti, che vedono il nemico non solo a sinistra, ma sempre di più tra i conservatori mainstream che utilizzano l’ideologia del libero mercato per aiutare i ricchi. Brat, scrive Lizza, “è un conservatore del 99%” – un riferimento allo slogan delle proteste di Occupy Wall Street, tutt’altro che di destra – “che identifica i veri cattivi nell’America delle corporations che sono dipendenti degli aiuti dello stato. Nei suoi discorsi riceve tanti applausi quando dice che i banchieri sarebbero dovuti andare in prigione dopo la crisi finanziaria del 2008. Brat è l’Elizabeth Warren della destra”.
In questa visione libertaria lo stato è un problema, ma i peggiori sono quelli che approfittano del sistema per mantenere i propri privilegi. Per Brat “Il libero mercato significa che [..] tutti vengono trattati in modo uguale. Ogni ditta, ogni impresa, [ogni persona] compete nel modo corretto. E nessuno, grande o piccolo, riceve attenzioni speciali”.
Il partito repubblicano sperava di aver posto un freno al peso del Tea Party, in quanto negli ultimi anni i candidati più populisti che hanno vinto le primarie hanno regolarmente perso nelle elezioni generali quando si sono poi confrontati con i democratici, che li hanno martellati sulle loro posizioni più estreme, per esempio sui temi sociali e l’opposizione a quasi tutti i programmi del welfare. Ma il ritorno del fenomeno in grande stile con la sconfitta di Cantor indica che c’è ancora molto spazio per chi critica la finanza e la risposta del governo alla grande crisi. Infatti il nuovo presunto boom economico è piuttosto superficiale, e non vissuto come tale da buona parte della popolazione, ancora alle prese con un deficit di circa 7 milioni di posti di lavoro oltre a salari più bassi e precarietà più alta.
La mobilitazione sui temi anti-finanza è stata molto più forte a sinistra, dove ormai una bella fetta del partito democratico segue personaggi come la Sen. Elizabeth Warren nella battaglia aperta contro Wall Street, senza curarsi delle preoccupazioni della Casa Bianca di Barack Obama che ha mirato invece a mantenere la “stabilità” del sistema. Ora anche l’establishment repubblicano dovrà fare i conti con questi temi, non potendo più giustificare le politiche pro-èlite dichiarandosi difensori del libero mercato. L’elezione di Brat indica che gli elettori cominciano a respingere questo trucco.
In quest’ottica, è significativa anche la crescita del Sen. Rand Paul, già in pre-campagna elettorale per le presidenziali del 2016. Paul è un libertario in termini economici che può sfruttare questo sentimento anti-Wall Street, ma è ancora più forte sul tema della guerra, dove trova non pochi sostegni tra gli elettori repubblicani per una politica contro gli interventi militari e contro l’espansione delle strutture di sorveglianza e controllo della popolazione per combattere il terrorismo. Non ha molte chance di ottenere la nomina del partito, ma potrebbe costringere gli altri candidati a spostarsi verso le sue posizioni.

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