(free) – di Andrew Spannaus –
Il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer ha dichiarato pubblicamente che l’Amministrazione Trump intende proseguire con una riforma incisiva di Wall Street, impegnandosi al varo di una nuova legge Glass-Steagall. Nel frattempo però, il neo-presidente si sta muovendo per rivedere alcune delle misure varate dall’Amministrazione Obama, in linea con la volontà dei suoi consiglieri di ridurre il peso delle normative per le banche e i consumatori.
Uno dei bersagli principali è la Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), invenzione della Senatrice Elizabeth Warren, la politica più temuta da Wall Street negli ultimi anni. L’agenzia guidata da Richard Cordray ha finora restituito 11,8 miliardi di dollari ai consumatori attraverso accordi imposti a grandi società per pratiche scorette nel settore creditizio e finanziario. Trump sembra intenzionato ad estromettere Cordray, e ridurre il potere della CFPB.
Il 3 febbraio il Presidente ha firmato un ordine esecutivo che prende di mira anche la “fiduciary rule”, la norma varata nella primavera del 2016 che stabilisce il dovere fidiciario degli intermediari finanziari nel settore della gestione previdenziale, obbligandoli ad operare nell’interesse dei clienti, piuttosto che pensare primariamente al proprio guadagno.
Uno studio della A.T. Kearney ha stimato a 20 miliardi di dollari l’impatto sui ricavi dell’industria del risparmio gestito da qui al 2020, mentre il Council of Economic Advisors della Casa Bianca ha parlato di un beneficio per i risparmiatori di addirittura 17 miliardi all’anno.
L’anno scorso Transatlantico ha approfondito la questione nell’articolo “Il dovere fiduciario degli intermediari finanziari”, con un’intervista ad un esperto sulla questione in Europa, Prof. Daniele Maffeis (Analisi Transatlantico n. 26-2016 – 15 aprile 2016).
La tensione tra le promesse elettorali di Donald Trump e le politiche promosse dai numerosi rappresentanti della Goldman Sachs nella nuova Amministrazione è evidente. Trump promette di ridurre le normative per garantire più libertà alle imprese e ai consumatori, ma così facendo apre ovviamente al rischio di misure che beneficeranno le prime a scapito dei secondi.
La battaglia si sta consumando anche dentro la Casa Bianca. Il capo consigliere del Presidente, Steve Bannon, pur avendo lavorato in passato alla Goldman Sachs, è molto critico verso il mondo di Wall Street. Bannon si considera un nazionalista economico e critica duramente il gruppo intorno a Gary Cohn, consigliere economico del Presidente, bollandolo come membro della “èlite globalista” che ha rovinato la manifattura e l’industria americana.
Per Bannon, “I globalisti, Wall Street e ‘corporativisti’ combattono contro il messaggio centrale di Trump, riportare gli Stati Uniti ad essere una potenza manifatturiera a livello globale. I nazionalisti, invece, vogliono ridare il potere e la ricchezza alla gente della classe media e lavoratrice dell’America”.
– Newsletter Transatlantico N. 8-2017
February 7, 2017
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