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Bernie Sanders

La prossima battaglia di Sanders: il Tpp

July 10, 2016

Economia, Notizie, Politica

(free) – di Andrew Spannaus –

Bernie Sanders sembra finalmente pronto ad annunciare il suo appoggio ufficiale per Hillary Clinton nelle elezioni americane. Ci è voluto molto tempo, in quanto per il senatore del Vermont e i suoi sostenitori il modo in cui sono state condotte le primarie è sembrato scorretto, e risulta difficile sostenere un personaggio che loro stessi hanno dipinto come parte integrale del sistema politico ed economico attuale.

Nelle ultime settimane Sanders ha dedicato le sue energie ad influenzare il programma ufficiale del partito democratico – la piattaforma elettorale – ottenendo alcuni successi importanti, a partire dalla proposta del ripristino della legge Glass-Steagall, la separazione tra banche commerciali e banche d’affari. Un punto che non è stato incluso nel programma invece, è l’opposizione al Trans-Pacific Partnership (Tpp), l’accordo commerciale tra le nazioni del Pacifico.

Il Tpp è stato già siglato, e attende l’approvazione dei vari parlamenti nazionali. Durante le primarie tutti i candidati outsider – Sanders, Donald Trump e Ted Cruz – si sono dichiarati contro, nel nome di preservare i posti di lavoro americani. Per andare incontro al fermento della base anche Hillary Clinton si è trovata costretta a prendere le distanze dall’accordo, nonostante il suo lavoro costante per promuovere lo stesso durante i suoi anni come Segretario di Stato. Tuttavia pochi credono che fosse davvero contraria, considerando la posizione di buona parte delle istituzioni Usa che vedono il trattato come uno strumento strategico fondamentale per contrastare l’espansione economica cinese.

In un articolo pubblicato l’8 luglio Sanders annuncia una mobilitazione per garantire che alla Convention del partito di fine luglio anche l’opposizione al Tpp venga inclusa nella piattaforma. Presenta una serie di motivi concreti per cambiare la politica commerciale, dicendo che negli ultimi 35 anni gli accordi sono stati utilizzati “per chiudere gli impianti manifatturieri negli Stati Uniti, gettare i lavoratori per strada e trasferirsi in Messico, in Cina e in altri paesi con bassi costi dove i lavoratori vengono pagati molto meno che negli Usa. Questa nuova proposta continuerebbe le politiche distruttive che hanno svuotato la classe media e portato alla deindustrializzazione delle nostre città e centri industriali in tutto il paese”.

L’argomento centrale di Sanders è che non si tratta di “libero commercio”, ma di una corsa verso il basso. I lavoratori americani devono competere con chi guadagna 65 centesimi all’ora in Vietnam, o anche con lavoratori in condizioni di schiavitù in paesi come la Malesia. Riepiloga la perdita di milioni e milioni di posti di lavoro a seguito dei precedenti accordi, con il Messico, con la Corea del Sud e con la Cina.

La posizione di Sanders riflette il tema fondamentale di queste elezioni presidenziali del 2016. Con la sua candidatura e quella di Donald Trump, gli elettori hanno trovato dei veicoli per esprimere il malcontento provocato da decenni di stagnazione economica per la classe media e lavoratrice.

E’ una situazione difficile per l’establishment americano, in quanto gli accordi Tpp e Ttip sono visti come fondamentali per definire le regole del gioco in un mondo che vede la crescita di influenza della Cina. L’aumento degli scambi porta naturalmente ad una vicinanza anche politica. Come dimostra la campagna di Sanders, queste considerazioni strategiche dovranno fare i conti con gli “effetti collaterali” di una politica economica che indebolisce il paese a livello interno, proprio mentre cerca di rafforzarlo nei rapporti internazionali.

– Newsletter Transatlantico N. 49-2016

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