– di Paolo Balmas –
Un anno fa esplodeva in India il caso Nestlé. Sebbene se ne sia parlato molto poco in Italia, in realtà, costituisce una delle dispute alimentari di maggiore portata della storia. I primi di maggio del 2015, il Commissario per la sicurezza alimentare dello stato dell’Uttar Pradesh, il più popolato dei ventinove stati indiani con 205 milioni di abitanti, dichiarò che il prodotto di punta di Nestlé India, i noodles istantanei della Maggi, era contaminato.
La Food Safety and Standards Authority of India (Fssai), in seguito a un esame di laboratorio, aveva riscontrato che il prodotto Maggi possedeva quantità eccessive di piombo e di glutammato monosodico (esaltatore di sapidità codificato con la sigla E621, base fra le altre cose, dei dadi da brodo). Il piombo era addirittura mille volte superiore di quanto dichiarato sulla confezione e sette volte oltre il limite consentito per legge. La Nestlé India fu accusata di aver riversato sul mercato alimenti pericolosi per la salute umana e di aver raggirato i consumatori con le pressanti campagne pubblicitarie.
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May 12, 2016
Economia