(free) – di Nicola Oliva –
Con un decreto legge il Governo ha stabilito misure urgenti per la riforma delle banche di credito cooperativo, secondo queste linee guida:
– confermare il ruolo delle BCC come banche cooperative delle comunità e dei territori;
– migliorare la qualità della governance e semplificare l’organizzazione interna;
– assicurare una più efficiente allocazione delle risorse all’interno del sistema;
– consentire il tempestivo reperimento di capitale in caso di tensioni patrimoniali, anche attraverso l’accesso di capitali esterni al mondo cooperativo;
– garantire l’unità del sistema per accrescere la competitività e la stabilità nel medio-lungo periodo.
La Riforma introduce inoltre l’obbligo per le BCC di aderire ad un gruppo bancario cooperativo che abbia per Holding una società per azioni con un patrimonio non inferiore a 1 miliardo di euro.
Qui sta l’elemento nuovo introdotto dalla riforma, l’holding nella forma societaria della Spa.
Al contrario, quelle Bcc che non intenderanno aderire ad un gruppo bancario, potranno farlo soltanto a condizione che abbiano riserve di una entità consistente (almeno 200 milioni) e versino un’imposta straordinaria del 20 per cento sulle stesse riserve, ma non potranno continuare ad operare come banca di credito cooperativo e dovranno trasformarsi in spa; in alternativa è prevista la liquidazione.
Quest’ultimo punto apre a scenari di rottura, poiché è contemplata la possibilità che una BCC possa addirittura affrancare le riserve indivisibile e trasformarsi in Spa. Al contrario, la normativa in vigore fino ad oggi, in caso di trasformazione della BCC in una Spa, prevede la devoluzione del patrimonio ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione: la devoluzione evita che i vantaggi fiscali riservati alla cooperazione mutualistica vadano a beneficio di un’attività priva di questo carattere o siano fatti propri dai soci.
Federcasse, associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali, ha riconosciuto nel Decreto l’impianto della proposta di autoriforma presentata, sin dalla scorsa estate, al Governo, pur con forti perplessità su alcune parti del provvedimento.
Secondo il presidente di Federcasse Alessandro Azzi “il provvedimento passa adesso al vaglio del Parlamento e ci auguriamo che in quella sede possa essere discusso approfonditamente e migliorato. Proprio per evitare che la riforma del Credito Cooperativo raggiunga obiettivi diversi da quelli che si poneva in origine, vale a dire il consolidamento e l’irrobustimento delle aziende bancarie italiane”.
Le critiche sinora mosse al Decreto sono di vario ordine e tirano in ballo la limitazione all’autonomia operativa delle singole BCC che rappresentano i territori e le persone secondo il principio “una testa un voto”, che mal si concilia con una riforma che trasforma le Bcc in filiali di una Holding spa.
Con una lettera aperta pubblicata su Formiche.net, Antonio Marino, direttore generale di Bcc Aquara, mette sero su bianco questi e altri dubbi: “le nostre BCC – osserva – rappresentano un business allettante per fondi e investitori stranieri. Ma quale sarebbe il prezzo da pagare? Dove finirebbe la massa di liquidità raccolta dalle nostre banche sul territorio? Quale ruolo della mutualità in presenza di azionisti stranieri? Chi (e come) sceglierà gli amministratori della Capogruppo?”
Il Parlamento in sede di conversione del decreto avrà da valutare le osservazioni mosse da più parti, in merito agli obiettivi stessi della riforma, che rischia di allontanare dai territori tanto le leve decisionali quanto di impiegare altrove la raccolta, così da impoverire il sistema imprenditoriale delle piccole e medie imprese.
In proposito l’articolo 45 della Costituzione è chiaro.
“La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.
La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato.”
– Newsletter Transatlantico N. 11-2016
February 12, 2016
Economia