Si è tenuto nella città di Lodz, in Polonia, il IX Forum Europa-Ucraina, dal 24 al 26 gennaio. Il convegno è stato organizzato dall’ Institute for Eastern Studies di Varsavia riunendo centinaia di analisti, rappresentanti governativi, ONG e imprenditori allo scopo di valutare lo stato dei rapporti tra l’Europa e l’Ucraina, concentrandosi sulla modernizzazione e lo sviluppo del paese nelle difficili condizioni attuali.
Buona parte dei relatori ha espresso una posizione anti-russa, chiedendo e promuovendo azioni mirate a staccare l’Ucraina dall’influenza del suo grande vicino e a stabilire legami forti con l’Ue e con i paesi occidentali, anche a livello militare. Nella sessione di apertura, per esempio, l’americano Phillip Karber, presidente del Potomac Foundation, ha esordito parlando degli argomenti “sofistici” di chi non vuole aiutare l’Ucraina militarmente; per Karber occorre armare gli ucraini il più possibile, a prescindere da quello che dichiara o fa la Russia di Putin.
Lo stesso antagonismo ha animato alcuni politici ucraini, come la Vicepresidente del Consiglio Supremo ucraino Oksana Syroyid, che si è lamentata della presenza tra i numerosi relatori di partecipanti definiti persona non grata in Ucraina a causa delle loro posizioni di apertura o appoggio nei confronti della Russia. Gli organizzatori hanno comunque difeso l’importanza di presentare più punti di vista, visione che si è tradotta in realtà nei moltissimi panel e discussioni approfondite durante i quasi tre giorni del convegno.
Uno dei temi ricorrenti è stato il ‘declassamento’ della questione Ucraina nella discussione politica europea, a causa dello spostamento delle attenzioni sul problema delle migrazioni, dovute alla crisi in Siria. Corollario di questo sentimento è la preoccupazione che la collaborazione emergente tra gli Stati Uniti e la Russia nel teatro mediorientale rappresenti una svolta nell’atteggiamento americano anche sul conflitto ucraino, che di fatto porterà ad un approccio più conciliante verso la Russia.
Alcuni relatori hanno espresso la convinzione che la prossima amministrazione americana sarà più aggressiva e pronta a sostenere l’Ucraina militarmente.
La questione dell’adesione del paese alla Nato è stata trattata nel panel “Nato as Ukraine’s Partner, Membership Prospects”, in cui sono emersi degli orientamenti molto diversi. Da una parte l’appello alla collaborazione militare con il Governo ucraino, respingendo ogni trattativa con la Russia. Questa posizione è stata affermata con forza dal Viceministro della Difesa della Lituania Marijus Velicka, e da Nicolas Tenzer, presidente del centro studi Cerap di Parigi.
Invece una posizione più ‘realista’ è stata presentata dal giovane parlamentare polacco Robert Winnicki, che ha ammonito contro la creazione di false speranze in merito all’entrata dell’Ucraina nella Nato: la realtà è che le decisioni dipendono dalla volontà degli Stati Uniti – ha affermato – che sta spostando le proprie attenzioni sul versante cinese. Secondo Winnicki l’America non ha interesse a mantenere lo scontro con la Russia nel prossimo futuro, e quindi punterà ad abbassare le tensioni sul fronte europeo.
Corruzione e sviluppo
Il tema che ha dominato tutte le discussioni sullo stato politico ed economico dell’Ucraina è stato quello della corruzione. Sia gli esponenti ucraini sia i rappresentanti di enti e istituzioni internazionali hanno indicato la corruzione come il problema principale che blocca lo sviluppo del paese. A livello complessivo è emerso un atteggiamento piuttosto pessimista sulla possibilità di affrontare il fenomeno in modo efficace, minando la fiducia della popolazione e anche i rapporti con i donatori internazionali.
Nel panel su un potenziale Piano Marshall per l’Ucraina, ad esempio, i relatori si sono concentrati sulle difficoltà da superare prima di avviare una vera stagione di sviluppo, piuttosto che individuare interventi immediati che potrebbero modificare il clima economico. In questo senso si è evidenziata una dissonanza nella discussione: i problemi da affrontare sono di breve termine, in quanto occorre un miglioramento immediato delle condizioni di vita della popolazione; tuttavia i massimi esperti si concentrano su problemi che potranno essere risolti solo a lungo termine, gradualmente e con lavoro costante. In questa prospettiva, sembra difficile aspettarsi interventi a breve che potranno cambiare in modo decisivo la situazione nel paese.
Andrew Spannaus è stato tra i relatori nel panel “Business and Politics. Do Oligarchs Still Rule the Country?”. Anche qui si è parlato di corruzione naturalmente, giostrata dai personaggi super-ricchi che esercitano un’influenza pesante sul paese. Spannaus ha messo la nascita degli oligarchi nel suo contesto storico, ammonendo contro la ripetizione degli errori fatti in passato, e proponendo un modello di sviluppo diverso da quello del Fondo Monetario Internazionale e delle società multinazionali che hanno mire sui vasti terreni agricoli ucraini. Presentiamo qui la traccia del suo intervento.
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January 28, 2016
Economia, Interventi