(free) – di Paolo Balmas –
In questi giorni, dal 6 al 13 settembre, si stanno svolgendo in Azerbaijan le esercitazioni militari più imponenti degli ultimi anni. Sono coinvolti circa sessantacinquemila soldati; settecento veicoli corazzati, fra carri armati e trasporto truppe; circa cinquecento unità di artiglieria pesante, lanciamissili e antiaerea; cinquanta elicotteri; quaranta aerei.
Nel Mar Caspio si muovono una ventina di navi. Malgrado ciò, proprio il mare è il punto debole delle forze azerbaijane. Le fondamentali infrastrutture marittime per l’estrazione degli idrocarburi, su cui si fonda la ricchezza del paese, non sono direttamente minacciate da forze nemiche. Tuttavia, la loro criticità, centrale anche per la sicurezza energetica dell’Unione europea, impone la necessità di un potenziamento delle difese.
L’obiettivo delle esercitazioni consiste nel mettere alla prova le capacità di reazione veloce delle forze armate e la preparazione a eventuali conflitti.
L’Azerbaijan si trova al centro delle trasformazioni che stanno interessando la regione caucasica e più in generale l’Asia centrale. Varie forze attraggono la politica di Baku in direzioni diverse: da un lato è pienamente coinvolta nella strategia europea di diversificazione delle fonti per gli approvvigionamenti energetici (ciò l’avvicina all’orbita della Nato); dall’altro, è un centro importante della “Cintura della seta”, il grande progetto di sviluppo infrastrutturale (ricercato principalmente dalla Cina) del continente eurasiatico; infine, costituisce il passaggio terrestre obbligatorio per giungere dall’Iran alla Federazione russa.
In qualsiasi caso, il conflitto irrisolto del Nagorno Karabakh con la vicina Armenia rappresenta lo spettro che giustifica e, in una certa misura impone, le attività di sicurezza e difesa. Ma sullo sfondo si sviluppano situazioni sotto certi aspetti più preoccupanti.
L’Azerbaijan si trova nel mezzo di un’area ad alta tensione. L’alleanza con la Georgia, stretta da un vincolo di interdipendenza nella comune strategia energetica, porta Baku a un contrasto con Mosca, non solo come rivale all’interno delle dinamiche per le forniture energetiche all’Europa. La recente decisione di Tbilisi di installare un sistema antimissilistico ha messo in allerta Mosca. La vicinanza di Baku alla Nato, inoltre, accresce l’opposizione verso l’Armenia, che dal gennaio 2015 ha contribuito alla nascita dell’Unione economica eurasiatica, percepita a Occidente come la nuova sfera di influenza moscovita in antitesi con l’Unione europea e la Nato per il controllo del continente.
Non meno importanti sono le relazioni d’amicizia con la Turchia, sempre in una prospettiva energetica. Gli attacchi alle infrastrutture energetiche turche sono tanto più preoccupanti quanto più si avvicina la possibilità di vedere in opera il gasdotto Tanap, che unirà il tratto azero-georgiano alla Tap, nella direttrice del Southern Corridor voluto da Bruxelles.
– Newsletter Transatlantico N. 66-2015
September 11, 2015
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