(free) Nel corso dei suoi due mandati Barack Obama ha gradualmente ridotto il numero di truppe in Iraq e in Afghanistan (dopo un forte aumento iniziale), e ha resistito alle continue richieste di impegnare gli Stati Uniti più direttamente in Siria. La strategia preferita di Obama per combattere il terrorismo islamico nella zona del Medio Oriente allargato è stato l’utilizzo delle forze speciali e dei droni.
Obama ha aumentato considerevolmente l’utilizzo dei droni, trovandoli decisamente preferibili agli interventi militari sul campo. I dati ufficiali sull’utilizzo dei droni da parte dell’Amministrazione Obama indicano 542 attacchi in 2.920 giorni, dunque uno ogni 5,4 giorni, come fa notare Micah Zenko del Council on Foreign Relations.
Nella sua campagna elettorale Donald Trump ha promesso la fine della politica di cambiamento di regime, e dunque dello spreco di grandi quantità di denaro per guerre inutili, oltre ad una nuova distensione con la Russia. Il counterterrorism però, sembra destinato a svolgere un ruolo forte anche in questa Amministrazione.
La retorica aggressiva di Trump sull’ISIS e contro il terrorismo islamico in generale apre spazi ancora più ampi per una strategia che mira ad eliminare più capi terroristi possibili con gli attacchi a distanza. Infatti – fa notare sempre Zenko – nei suoi primi 41 giorni Trump ha approvato 30 attacchi con i droni, uno ogni 1,4 giorni.
Naturalmente si tratta di un paragone poco preciso, in quanto il primo mese può riflettere un cambiamento di tattiche grazie all’arrivo di nuovi leader. Tuttavia è probabile che i droni e i raid mirati – di dubbia efficacia nel lungo termine – rimarranno lo strumento preferito contro il terrorismo nei prossimi anni, sempre che Trump non ceda alle pressioni di aumentare anche la presenza del personale americano coinvolto direttamente in Medio Oriente.
– Newsletter Transatlantico N. 13-2017
March 9, 2017
Notizie, Strategia