(free) – di Andrew Spannaus –
Cinque grandi banche internazionali hanno ammesso di aver manipolato il mercato dei cambi, e pagheranno un totale di 5,8 miliardi di dollari al Dipartimento di Giustizia Usa, è stato annunciato il 20 maggio. Si tratta di Barclays, Citigroup, J.P. Morgan, Royal Bank of Scotland e UBS – i soliti noti che dominano i mercati finanziari mondiali.
Secondo la giustizia Usa, in coordinamento con il Financial Conduct Authority inglese, le prime quattro banche hanno formato un cartello per fissare ogni giorno un indicatore chiave a Londra che viene utilizzato per determinare il valore dei titoli in mano agli operatori. La quinta – UBS – ha ammesso di aver manipolato il Libor, tasso di riferimento per trilioni di dollari di debiti variabili.
L’annuncio rappresenta un piccolo passo in avanti negli sforzi contro i grandi istituti che determinano l’andamento dei mercati, perché questa volta il Dipartimento di Giustizia non si è limitato ad esigere le multe ma ha anche ottenuto una dichiarazione di colpevolezza. Negli ultimi anni in buona parte degli accordi con le stesse banche nessuno ammetteva di aver violato la legge.
Dunque la pena per aver agito in modo scorretto – a danno di milioni di piccoli risparmiatori e cittadini normali – è sempre stata la restituzione di una parte dei profitti conseguiti attraverso l’attività criminale. I numeri di quest’ultimo caso ci danno un’idea di come funziona: la J.P. Morgan pagherà una multa di 550 milioni di dollari, a fronte di un utile netto di quasi 22 miliardi nel 2014.
A vedere questi numeri diventa evidente il calcolo delle big banks: tanto vale manipolare il mercato e i consumatori quanto possibile, poi quelle volte che si viene scoperti si paga la multa. Sul bilancio di fine anno rimane il segno più. Infatti dopo l’annuncio i titoli azionari degli istituti sono saliti, in quanto si temevano delle penali più forti.
Per questo è importante costringere le banche ad ammettere le violazioni della legge, lasciando aperta la porta ad ulteriori azioni giudiziarie in futuro, e anche a cause civili contro di esse.
Lo scopo non è una punizione per motivi puramente “populisti” ma costringerle a cambiare il proprio comportamento. Infatti il sistema finanziario di oggi assomiglia molto al sistema finanziario prima della grande crisi iniziata nel 2008. La differenza è che si sono messi dei freni più forti al potentissimo motore della speculazione, per esempio con requisiti di capitale più alti e sistemi di early warning contro le crisi.
Ciò che non si è fatto invece è cambiare il ruolo della grande finanza nell’economia: le regole che governano il credito rimangono tarate sulla concezione di un mercato di grandi capitali dove conviene sempre cercare il profitto finanziario a breve termine, piuttosto che rischiare di investire in un’economia reale che non riparte dopo la catastrofe degli ultimi anni, nonostante la politica di soldi gratis da parte delle banche centrali.
In fondo in questa situazione nessuno si deve sorprendere se il mercato viene manipolato per favorire gli operatori più grandi. Si tratta di una risposta prevedibile ad un sistema che premia le attività speculative e penalizza quelle produttive. Le leggi vanno fatte rispettare, ma sarebbe ancora più efficace cambiare le regole per riportare il sistema finanziario a servizio dell’economia reale.
May 22, 2015
Economia, Notizie